Nell’articolo di oggi ti proporremo una guida pratica in 8 passaggi per ridurre i rischi legati ai cyber attack, con le migliori soluzioni per la gestione unificata e la protezione degli endpoint.
Gli assessment fanno parte delle best practice di diversi standard e delle procedure per la compliance normativa. Nel nostro articolo dedicato ai cyber attack, infatti, erano citati come il primo passo di una checklist per prevenire le intrusioni nei server aziendali che sfruttano proprio le vulnerabilità.
Secondo un sondaggio realizzato dal Ponemon Institute e citato da Security Boulevard, il 60% dei data breach rilevati nel 2019 avevano a che vedere con la mancata correzione delle vulnerabilità o il non aggiornamento dei sistemi tramite patch.
Il primo beneficio riguarda la garanzia di rispettare le linee guida previste dagli standard, come ISO 27001, e dalle normative, come il GDPR.
La compliance normativa è spesso una leva molto importante per la competitività nel mercato e fa parte dei requisiti per l’assegnazione di bandi pubblici o la partecipazione a gare d’appalto.
A questo vantaggio, si aggiunge la possibilità di ridurre concretamente le vulnerabilità, rafforzando la sicurezza dei sistemi e assicurando continuità al business.
Considerando il potenziale danno economico che può derivare da un cyber attack - un data breach costa in media 4 milioni di dollari alle organizzazioni secondo CSO Online – avere una procedura che li prevenga e che parta proprio dall’assessment delle vulnerabilità è sempre più strategico.
Anche i danni di immagine non andrebbero sottovalutati: una risposta sbagliata o non tempestiva a un data breach può compromettere la brand reputation, causare forti cali del valore azionario per le SPA e fare perdere quote di mercato.
I processi efficienti in materia di cyber security, invece, sono in grado di rassicurare i clienti e consolidare la loro fiducia nei confronti delle aziende che comunicano in modo trasparente gli avvenimenti, le azioni intraprese e i suggerimenti per ripristinare la sicurezza dei dati.
In questa fase, è necessario avere un preciso controllo degli asset aziendali e di tutti i dispositivi anche personali (dei dipendenti in smart working, ad esempio) che accedono alla rete.
Pensare di mettere in sicurezza ciò che nemmeno si conosce è una vera e propria missione impossibile!
Dopo avere eseguito questo inventario, si può passare alla definizione dei rischi associati a ogni asset e delle procedure in caso di eventi che potrebbero comprometterne la sicurezza.
La procedura deve avere un responsabile che si occupi dei contenuti, delle implicazioni per l’organizzazione e dell’approvazione da parte del management.
A seconda degli applicativi, dei software e dei dispositivi, le analisi delle vulnerabilità possono riguardare la rete, gli aggiornamenti, la connessione o le applicazioni in uso.
L’analisi è una vera e propria scansione che può essere programmata su diversi destinatari, definibili tramite indirizzi IP, porte e protocolli, per rilevare le vulnerabilità.
Lo strumento scelto analizza gli oggetti definiti nella fase precedente e raccoglie informazioni sui rischi rilevati.
La stessa esecuzione della scansione potrebbe creare problemi; ad esempio, qualora l’oggetto dell’analisi non risultasse disponibile per l’analisi, potrebbe essere chiuso e risultare irraggiungibile.
Nella definizione delle procedure, occorre dunque tenere conto dei possibili disguidi per i sistemi che saranno oggetto dell’analisi.
Le minacce immediate andrebbero risolte con la massima priorità, lasciando in un primo momento da parte le vulnerabilità che richiederebbero uno sforzo maggiore per essere sfruttate da eventuali hacker.
Sulla base delle priorità definite in precedenza, si possono pianificare gli interventi necessari per correggere le vulnerabilità, coordinando i processi e i team dedicati alle attività (IT e Security su tutti).
Nell’epoca della digitalizzazione e dell’automazione dei processi, anche le operazioni di cui abbiamo parlato fino a qui - essenziali per mettere in sicurezza e proteggere i dati - possono fare parte di una trasformazione che prevede non solo il passaggio dalla gestione manuale a quella automatica, ma anche una serie di analisi predittive che anticipano il verificarsi di una criticità e la risolvono.
Ivanti Unified Endpoint Manager permette di rilevare le minacce e intervenire in modo tempestivo, senza ostacolare l’operatività quotidiana.
Ecco alcune delle potenti funzioni del modulo Security:
La possibilità di rilevare le minacce, risolvendole prima che abbiano un impatto, e rispondere a eventuali infezioni con rapidità offre alle organizzazioni gli strumenti necessari per lavorare in modo efficace e produttivo.
Un ulteriore passo in avanti è offerto da Ivanti Neurons che fa leva sull’iperautomazione per rilevare vulnerabilità e risolvere problemi istantaneamente, potenziando gli strumenti esistenti, senza necessità di rimpiazzarli.
Ecco una sintesi dei suoi punti di forza:
Vuoi saperne di più? Richiedi una demo gratuita delle soluzioni Ivanti!