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Come valutare la sicurezza delle soluzioni smart working

Scritto da Alessandro Salberini | 08 luglio 2021

La pandemia da Covid-19 ha portato a una vera rivoluzione delle modalità di lavoro, accelerando la diffusione delle attività in remoto che sembrano essere destinate a restare protagoniste anche nel new normal. L’esigenza di lavorare da ogni dispositivo e in ogni luogo - definita anche everywhere workplace - pone un quesito importante. È possibile mettere in sicurezza le soluzioni smart working che per natura devono essere flessibili e open?

Proviamo a rispondere alla domanda, nell’articolo di oggi!

Cosa si intende con soluzioni smart working?

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha individuato quattro categorie principali di tecnologie digitali in cui si possono includere le soluzioni smart working. Vediamole insieme, iniziando dalla prima.

1. Social collaboration

Le piattaforme di social collaboration portano il coinvolgimento proprio dei social media nell’esperienza degli utenti all’interno delle organizzazioni.

Supportando la comunicazione e la condivisione – i pilastri della metodologia agile – gli strumenti di messaggistica istantanea, videoconferenza e file sharing si adattano alle nuove esigenze di flessibilità delle strutture ibride.

L’obiettivo è raggiungere i collaboratori ovunque si trovino, tramite dispositivi mobili e applicazioni, permettendo loro di gestire e portare a termini i progetti di cui sono responsabili e di accedere senza difficoltà alle informazioni di cui hanno bisogno.

Se desideri approfondire il tema della gestione agile dei flussi di lavoro e le implicazioni della digital transformation per l’IT, leggi il nostro articolo dedicato!

2. Workplace technology

Le tecnologie del digital workplace comprendono la rete Wi-Fi, le soluzioni di stampa centralizzate, i sistemi di telepresenza e mirano a rendere gli ambienti di lavoro tradizionali più efficienti, supportando allo stesso tempo il remote working.

Ricordiamo che lo smart working continuerà a essere utilizzato anche nel new normal, quindi è necessario che i sistemi aziendali rispondano alle esigenze create dalla modalità ibrida.

Secondo il sondaggio Quick survey Smart working 2.0 di Fondirigenti riportato in questo articolo del Sole 24 Ore, infatti, il 54% delle 14.000 aziende intervistate prevede di continuare con un’alternanza tra lavoro in sede e lavoro da remoto, anche al termine dell’emergenza sanitaria.

Una soluzione di workspace management permette agli utenti di vivere un’esperienza desktop personalizzata e sempre conforme alle policy, da ogni luogo e dispositivo. Inoltre, gestisce l’accessibilità, la condivisione dei dati e la sincronizzazione dei file, in ottica di collaborazione efficace.

3. Mobility

In questo caso, parliamo di soluzioni hardware che assicurano la produttività dei collaboratori da ogni luogo (everywhere workplace) e in ogni momento: laptop, tablet e smartphone.

Può accadere però che l’azienda non sia in grado di fornire a tutti i dipendenti in remoto un dispositivo mobile aziendale e che le persone usino ad esempio il proprio smartphone per accedere alla casella di posta aziendale.

Questo sistema di Bring Your Own Device (BYOD) non dovrebbe rappresentare un canale di accesso privilegiato ai dati aziendali da parte degli hacker; occorre dunque implementare una soluzione di Mobile Device Management, a garanzia del rispetto delle linee guida in materia di privacy e cyber security.

In questo articolo si legge come, se il cybercrime fosse uno Stato, rappresenterebbe la terza economia a livello mondiale, dopo gli USA e la Cina.

Le previsioni per il 2021 calcolavano in 6 trilioni di dollari il potenziale dei danni inflitti dai criminali informatici. Nel video che segue, il servizio dell’emittente CNBC parla di una possibile crescita a 10.5 trilioni entro il 2025.

Continuiamo a parlare del tema della sicurezza delle soluzioni smart working nel prossimo paragrafo, dedicato a un approfondimento dell’ultimo – non certo per importanza – dei quattro pilastri delle tecnologie smart working individuati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, la sicurezza.

4. Security

Non sono solo gli hacker a rappresentare un rischio per la sicurezza; gli stessi utenti potrebbero intraprendere azioni scorrette, in modo inconsapevole, che compromettono i dati aziendali.

La tecnologia Virtual Private Network (VPN) consente l’accesso ai sistemi da ogni dispositivo, tutelando allo stesso tempo privacy e integrità dei dati.

La gestione unificata degli endpoint fa un ulteriore passo avanti, perché gestisce, protegge e distribuisce risorse e applicativi aziendali su qualsiasi dispositivo, fisso o mobile, da un’unica console centralizzata, mitigando anche i rischi.

Ritornando invece al concetto di MDM, semplificare e migliorare la gestione dei dispositivi dei dipendenti significa garantire una condivisione delle risorse aziendali in mobilità efficace e sicura.

Il livello di protezione dei dispositivi e dei dati dipende in massima parte dall’aggiornamento dei sistemi che passa anche dall’applicazione automatica delle patch. Eliminando l’esigenza di eseguire o programmare aggiornamenti in modalità manuale, si riduce al minimo la possibilità di errori, assicurando continuità ai sistemi operativi e al business.

Nell’articolo di oggi, abbiamo parlato di soluzioni smart working, evidenziando come gli investimenti in tecnologie riescano ad avere un effettivo ritorno solo quando sono in grado di proteggere i dati e gli asset e, di conseguenza, il business e i clienti.

Le innovazioni rapide e complesse richiedono risposte efficaci e altrettanto veloci, anche da parte delle organizzazioni più strutturate in termini di sicurezza.

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